di Barbara Gaiardoni
Carissima,
avrei voluto scriverti di quanto io ami Babbo Natale e delle pause goduriose con pandoro e cioccolata fumante, ma ho scelto di condividere una riflessione che ho fatto nel guardare un dono; un vasetto di basilico sofferente, affacciato alla finestra.
Mentre stavo valutando che farne, il mio sguardo è caduto sulla sua vicina: una kalanchoe che mi ha regalato la mia cugina del cuore, detta “cugi”. È una pianta grassa che, nonostante i cambi di stagione, sfoggia, ancora e con orgoglio, il suo bel verde bosco. Mi sono presa del tempo per ammirarle; e non me la sono sentita di pensare, nemmeno per scherzo, che la pianta del basilico, “raffreddata” dal clima non più docile, fosse meno bella.
E sai chi è il responsabile di questa mia osservazione? Il Signor Vento! Lui ha attirato la mia attenzione e mi ha avvicinata al davanzale: lui ci ha unite, nonostante fosse là fuori e noi dentro al calduccio; e con lui, quel poco di sole e di pioggia, assieme al trascorrere dei giorni e alla presenza assenza di chi non c’è più.
Da quel momento in poi, come per magia, per caso o per casualità, il basilico deboluccio e la gaudente kalanchoe hanno condiviso un destino comune: quello di essere entrambe un bel dono, un alito di Nuvole&Cielo che ha gettato un ponte tra noi e tutte le creature, gli eventi e le cose: senza
un perché e non per scelta, un destino, o forse un disegno nel solco di un Sogno, ha tracciato un cammino condiviso.
Un giorno, mi dovrò dar da fare per scrivere dove, quando, da chi e quello che ho appreso fino a qui. Non perché ciò che so è poco o tanto importante, ma perché mi sento in debito con tutta la Natura: col limone, la rosa antica, il pioppo cipressino, la tortora e i suoi cuccioli, il pergolato d’uva della mia vicina, la farfalla, la scia di lavanda mista a salvia e a origano.
A loro devo tutta la mia gratitudine!
Sai una cosa? Mi sento talmente sciocca per averli snobbati semplicemente perché non rientravano negli obiettivi della mia giornata. Non è semplice prestare attenzione alle piccole cose: non lo è nemmeno saper raccontare della loro fragilità, l’unica portatrice di autorevolezza. Non so se ci riuscirò! Di certo, so che questi legami, non rispondendo alla logica degli interessi, potranno offrire, a chi li saprà ospitare, un mistero inspiegabile; paragonabile al manto di neve che avvolge, senza se e senza ma, la terra nuda.
Mi piace pensare che questo Natale sia costellato di sguardi affascinati dai “piccoli”: dai gesti semplici, anche nei confronti delle creature che abitano dentro e fuori la nostra casa. Abbiamo bisogno di sobrietà, non credi?
Perdona se mi sono soffermata su questa riflessione e non ti ho spedito, come da tradizione, una delle mie favole: so che sei una loro fan, ma conto di regalarti, a breve, la prossima pubblicazione: “Favole su misura”, una raccolta dedicata alle famiglie (il plurale non è un caso!). A dirla tutta, non
volevo togliere il lavoro a Babbo Natale: lo sai che di “C’era una volta…” e di “…e vissero felici e contenti” ne ha per tutti! Se non mi credi, a Natale guarda nella calza 😉
Ti voglio bene.
Barbara
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Torna alla Silloge #RaccontiDiNATALE Ed. 2020 per leggere altre opere ed altri autori.
Condivido il tuo stesso amore per la semplicità.
Capisco. Non è una “strada” facile, di certo è semplice. Grazie Silvia e Buone Feste! Barbara