di Francesco Dionigi
Era un Natale strano quello per Don Luigi. Un Natale passato a 30°C all’ombra, lontano da casa, nel cuore dell’Africa. Non che ciò gli dispiacesse, anzi, era stata una sua scelta precisa quella di voler fare il missionario, quella di voler portare a conoscenza di tutto il mondo, se ciò fosse stato possibile, la fede in Cristo.
Ma c’era nel suo cuore un po’ di malinconia per questo suo primo Natale passato lontano da parenti ed amici. Forse era stato proprio questo a spingerlo a scrivere una lettera in Italia, a casa sua, chiedendo di inviargli le statuette per un presepe. Forse portare questa tradizione là, in quel piccolo villaggio africano, era un modo per sentirsi più vicino ai suoi cari.
Così pensava mentre, aiutato dai bimbi, cautamente liberava il grosso pacco da tutti i legacci. Ad una ad una, sballava le statuette, liberandole alla luce ed alla curiosità dei bimbi, che, letteralmente, pendevano dalle sue labbra, mentre egli raccontava la storia della Santa Nascita. Quando liberò dalle protezioni la statuetta più grande, quella del Bambino Gesù, capì, dagli sguardi strani ed interrogativi dei bambini, che qualcosa non andava bene.
I bambini parlando lo stretto dialetto locale, che lui a malapena comprendeva, lentamente si allontanarono, lasciandolo solo tra le statuette.
Era ormai la vigilia di Natale e la vita del villaggio aveva assunto degli aspetti nuovi, strani, negativi. Nessun bimbo era più venuto alla chiesa. Nessuno, nonostante le rassicurazioni di qualche giorno prima, era venuto a confessarsi, a prepararsi in pace per il S. Natale.
Don Luigi pensò che era meglio parlare con il capo del villaggio. Questo, un vecchio dall’aspetto fiero ed, al tempo stesso, noto per la sua saggezza, sembrava che stesse aspettando la sua visita.
Don Luigi non dovette spiegargli nulla, perché il capo con un cenno lo fece accomodare all’interno della sua capanna ed incominciò a parlare. Gli spiegò che i bambini erano rimasti sorpresi ed amareggiati nel vedere che il Bambin Gesù era bianco, diverso da loro e che, quindi, avevano pensato che Gesù non li avrebbe amati come fratelli, come diceva Don Luigi, perché erano di diverso colore.
Don Luigi sorrise, ma capì che le parole in certi casi erano inutili. Rassicurò il capo pregandolo di venire lo stesso e con tutto il villaggio alla S. Messa di Mezzanotte, perché ci sarebbe stata una piacevole sorpresa. Tornato nella sua capanna, dopo aver chiesto umilmente perdono a Dio per quello che stava facendo, prese la statuetta del Bambin Gesù e la colorò con il lucido nero da scarpe.
Grande fu la sorpresa e la gioia di tutti gli abitanti del villaggio quando videro il loro Bambino Gesù nero. Don Luigi, commosso, intonò ad alta voce una preghiera e, ben presto, tutti i presenti gli fecero eco:
“Preghiamo Te, o Signore, affinché tutti gli uomini dimentichino gli odi e le divisioni razziali, affinchè il mondo non sia più diviso tra gli uomini bianchi e neri o di diverse religioni o fedi politiche, ma sia un mondo di amore, di pace e di fratellanza. Amen”.
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