di Silvia Vercesi
Era una grigia e fredda serata invernale e Sonia la stava passando comodamente seduta in poltrona, immersa nella lettura di avventure giallo – comiche di uno dei suoi scrittori preferiti, quando venne improvvisamente ricatapultata nel suo salotto da una serie di strani rumori, che sembravano provenire appena fuori dal suo appartamento.
L’anziana donna, dopo aver posato il libro aperto sul tavolo, per non perdere il segno, si precipitò fuori nel pianerottolo condominiale. Lì trovò il suo giovane vicino di casa, che armeggiava rumorosamente con la porta d’ingresso del suo appartamento. “Mannaggia, non riesco ad aprire la porta! La chiave entra ma non gira!” ”Mi scusi, ma è sicuro che sia la chiave giusta?” “Ma certo” Il ragazzo guardò Sonia come fosse un’aliena “E’ sempre stata questa la chiave, questa con il bordo giallino” “Vuole che provi anche io? Si sa mai che con un’altra mano…” “Prego, si accomodi” Il giovane fece spazio davanti all’uscio, ma anche per lei niente da fare. “Provo a chiamare il padrone di casa”. Il ragazzo, che stava occupando gran parte del pianerottolo condominiale con valige e borse, recuperò il cellulare dalla tasca della giacca e fece la telefonata.
Da lì a circa una ventina di minuti, ecco davanti alla porta anche il Sig. Frugoni, il padrone di casa, visibilmente scocciato: “Vediamo un po’ questa porta che sembrerebbe non volersi aprire…” Prova e riprova anche lui, sia con la chiave di Elia, il giovane inquilino, che con la sua, ma niente da fare… “Bisognerà chiamare un fabbro… ma oramai è tardi…” Frugoni era ora in evidente imbarazzo “Guardi, per me, per questa notte non è un problema dormire fuori… mi può ospitare un amico… più che altro è che sono appena tornato “da giù” e ho questa borsa frigo piena di specialità surgelate… mi scusi signora…” Il ragazzo si rivolse a Sonia “… non è che, per caso, lei ha un po’ di posto nel suo congelatore? Tra l’altro domani devo pure ripartire per un nuovo viaggio e sarò di ritorno solo tra una decina di giorni… se fosse così gentile da conservare tutte queste cose fino al mio ritorno… ” “Beh vivo sola… ho un congelatore bello grande e semivuoto, posso ospitare volentieri le sue cibarie…”
“Grazie mille signora…” Il ragazzo finì di riporre tutto quel ben di Dio nel freezer “… non so come avrei fatto senza di lei… vuole un dolce di pasta di mandole?” Elia tirò fuori un cabaret di pasticcini da un altro borsone “Grazie… perché no? E io, vista l’ora, le posso offrire una tisana?” E così, tra un pasticcino e un sorso di infuso al finocchio e gelsomino, i due vicini di casa intavolarono una piacevole conversazione, scoprendo che, nonostante la differenza di età, avevano interessi in comune… e pensare che prima di allora, pur abitando ad un tiro di schioppo l’uno dall’altro, non si erano mai spinti più in là di un “buongiorno” e “buonasera”.
Così, mentre Elia era alle prese con il suo nuovo viaggio e Sonia custodiva gelosamente il tesoro di Elia, la città infreddolita si preparava per le feste natalizie: luminarie sfavillanti, abeti e babbi natali erano ormai in ogni angolo. A Sonia il Natale non piaceva più, era rimasta sola e quel periodo dell’anno non faceva che ricordarglielo.
Passarono anche i dieci giorni del viaggio di Elia e il ragazzo si presentò da Sonia, per recuperare le vivande per poi trasportarle nel proprio appartamento, appartamento che aveva ora una rinnovata serratura.
Sonia accolse Elia con i convenevoli di rito e insieme si diressero verso la cucina, ma… orrore! Dal freezer stava uscendo dell’acqua! Tutto il tesoretto di Elia si stava scongelando! I due si guardarono a vicenda…. e… “E’ un peccato che tutte queste prelibatezze vadano sprecate… organizziamo una bella cena… anzi, visto che oggi è la vigilia di Natale, un bel Cenone!” Elia era entusiasta “E visto che di viveri ne abbiamo un bel po’… sicuramente qui nel palazzo troveremo qualcuno da invitare!” Sonia era un po’ perplessa… ma dopo tutto, perché no?
E così Sonia ed Elia riuscirono a coinvolgere la Sig.ra Uguloni del terzo piano, Andrea e Fabio del quarto, l’estetista e la famigliola del primo e perfino l’anziano generale dei carabinieri in pensione del piano rialzato. Allestirono tutti insieme una bella e ricca tavolata nel pianerottolo del secondo, il piano di Sonia e Elia.
Elia poté finalmente gustare e offrire le specialità della sua terra: succulente lasagne, ravioli fatti in casa con il sugo di nonna, cotechini artigianali e poi ancora sottoli e sottaceti di zia Clotilde e i tipici dolcetti al cioccolato e mandorle del suo paese. Ma anche gli altri invitati conferirono, chi cous cous alle verdure, chi tagliatelle al ragù, chi fantasiose torte salate, chi dolci e beveraggi.
Per Sonia quella fu una splendida vigilia di Natale, come non le succedeva oramai da diversi anni e un po’ per tutti i partecipanti fu una bella scoperta: in quel palazzo ogni inquilino era abituato a dare poca confidenza agli altri condomini… e, invece, quella cena fu solo la prima di tante altre. Ma il tutto non si limitò a delle cene… si creò un sorta di grande famiglia allargata, dove ci si aiutava a vicenda e ci si teneva compagnia.
Che dire… la porta difettosa e il Natale, avevano fatto la loro magia…
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Il racconto della Vercesi è uno spaccato di vita che parla della condividione legata anche alla convivialita’ che trasforma dei coinquilini in una specie di famiglia allargata che in realta’ allargano il loro cuore alla grande possibilita’ di aprire la propria anima all’accettazione di sconosciuti anch’essi pronti a riceversi scambievolmente .
Un domani che io vivrei benissiimo in questi tempi in cui neppure i figli ,i fratelli e gli amici
di sempre rischiano nell’incontrarti . Per ora siamo tutti destinati alla solitudine ed all’abbandono .Ci vuole coraggio per gioire di nuovo nello stare insieme anche piu’ di prima .
IO CI STO .
Speriamo che presto si possa tornare a vivere situazioni di condivisione come quelle di questo racconto…
Io ci credo… 🙂