di Marco Torracchi
Non ho voglia
d’interpretare i segni delle carte.
Che accada l’inconoscibile previsto,
qualunque esso sia, arrendevole
accetterò senza occhi lucidi o rabbia.
L’incerta giornata per questa iniqua lotta
tra un sole innaturale e le nuvole indisciplinate
scorre lasciando a terra vittime
di una stagione impietosa.
Avrei voglia di mare, di guardarlo da lontano
chiudere gli occhi e sentirne l’odore
come da bambino alle colonie estive
quando mio padre e mia madre sparivano per giorni
ed io restavo solo piangendo e fortificandomi
senza che io volessi.
Le mie lacrime hanno dissetato pini marittimi
e le mie ginocchia sbucciate colorato di rosso
la sabbia accaldata.
Mi è ben chiaro quel tempo
e mi ha svelato il segreto dell’oggi.
Stolto, sono stolto tra gli stolti
la vita ci disseta col suo rosolio
e non sappiamo gustarlo.
L’inquietudine accompagna i nostri passi
ma non impariamo a camminare.
Per questo non ho voglia
d’interpretare i segni delle carte.
Che accada l’inconoscibile previsto,
qualunque esso sia.
***
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Belissimo componimento dal profondo dell’essere bambini pensanti poi adulti consapevoli!
Selezione Lettore Gagliardo
C’è dolore profondo in questo componimento intriso di ricordi. La crescita è un processo difficile, abbandonare le fragilità di bambino per addentrarsi nel cosmo inesplorato degli adulti spennella l’animo di paure inconfessabili. Solo con il tempo si comprende la bellezza della semplicità, l’avventura che cela il futuro, l’ignoto a cui siamo destinati. E con la consapevolezza di aver ricevuto il dono inestimabile della vita, si accetta ogni possibile destino, perché siamo solo fragili guerrieri in un mondo imprevedibile.