di Luciano Postogna
Fremeva il merlo, seppur il sole alto,
e invano stavo a cercar i fiori,
gli odori che primavera porta
e dei campi il tepor radioso.
Piante secche di verde prive
prati gialli sotto l’azzurro cielo
di voli orbo e di garriti,
gelata terra di bocci priva.
Muta intorno la natura
dove il vento si sentiva
e il cader ahimè di foglie gialle:
era il mese gelido dei morti.
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“L’avvento di novembre”
leggendo mi dispiaceva un po’ per novembre e l’autunno. Perché anche io che prediligo la primavera noto questa variazione di colori che, seppur belli, mi danno la sensazione della dipartita. Ma forse tra queste assenze di brezze fertili e di leggere fragranze alla fine si evidenzia le certezza del seguente rinnovamento che rende il tutto meraviglioso.