di Giorgio Rinaldi
“Allora lo facciamo? Descrivete un minuto, avete un minuto di tempo.”
Parte il cronometro.
“Ma sei pazzo? Raccontare un minuto in un minuto, ma che roba è? Questi sono giochetti da circolo degli scrittori, non siamo mica Hemingway e la sua combriccola! A lui, hanno attribuito un “romanzo” di sei parole, ma non vuol dire che, noi, si possa raccontare un minuto in un minuto. Ma quante cose passano in testa in un minuto? E persone, circostanze. Si potrebbe andare avanti per giorni, altro che un minuto. E poi, scusa, ma deve essere un minuto del mio tempo o di qualcun altro? Perché cambia tutto. Un minuto per chi scrive o per chi legge? Per chi scrive sarà cadere senza gloria sotto sessanta colpi mortali inferti dal tempo, per chi legge sarà tutto diverso, magari saranno secondi, ore, oppure in quelle sedicenti duecentocinquanta parole che si leggono in un minuto si apriranno spazi temporali incontenibili. Un minuto di un neonato e quello di un condannato a morte, un minuto di uno Yurakare boliviano e di un millennial californiano sono paragonabili secondo te? Il mio con quello di un pilota di caccia? No, non è possibile vincolare le parole al tempo e il tempo alle parole, tutto qui.”
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Selezione Lettore Gagliardo
In un minuto è stata descritta la complessità del tempo per la quale nemmeno l’eternità sarebbe basta, obiettivo centrato.