di Silvia Oppezzo
Aurora, mamma, papà e Michele si erano appena seduti a tavola per la cena, quando sentirono bussare alla porta.
«Chi sarà mai?» borbottarono sorpresi, scambiandosi occhiate interrogative. Non aspettavano visite a quell’ora di sera.
«Chi è?» domandò papà al citofono. Intanto si affacciò alla finestra per controllare, ma nel buio non riusciva a distinguere un granché: solo un giubbotto giallo fosforescente.
«Buonasera! Abita qui la piccola Aurora?» domandò l’uomo ad alta voce dall’esterno.
«Sì, è mia figlia. Venga, apro subito!» rispose papà.
E poi: «Prego, si accomodi!» lo invitò aprendogli la porta. «Scusi se la accogliamo in cucina: stavamo per metterci a cena…»
«Oh, si figuri! Nessun problema!» rispose lui gioviale.
«Aurora, ci sono visite per te!» chiamò papà facendogli cenno di seguirlo.
«Ciao Aurora!» salutò lui. Stupita, un po’ timida ma curiosa, Aurora vide davanti a sé un uomo che, per la divisa che indossava, aveva l’aria di essere un postino, ma emanava intorno a sé una strana scia luminosa.
«Ciao» farfugliò lei «Ma tu, chi sei?»
«Sono Angelo Postino. Porto solo cose belle, porto solo sorprese di gioia. E oggi sono qui per te: se non sbaglio, infatti, oggi è il tuo compleanno!»
«Sì!» rispose lei, gioiosa e incredula ad un tempo. «Ma come fai a saperlo?»
«Sono Angelo postino, no? So molte più cose di quanto ci si immagini» rispose lui, allegro e cordiale.
«Ecco, inizia a tenere questo» Continuò. Come per magia, Angelo Postino fece spuntare da dietro la schiena una confezione da pasticceria, accompagnata da un biglietto. Aurora la prese, la appoggiò sul tavolo e rivolse ad Angelo e ai genitori sguardi interrogativi, come a chiedere “posso aprirlo?”
«Aprilo pure» la esortò lui, come se le avesse letto nel pensiero.
Aurora scartò il pacco: una deliziosa crostata con quattro candeline colorate da spegnere. Aprì il biglietto:
«Tanti auguri di buon compleanno! Ti vogliamo bene. Mamma, papà, Michele».
«Ti è piaciuta la sorpresa?» domandò Angelo. Aurora annuì.
E poi. «Bene. Goditi il regalo, prepara per la torta, se volete soffiare le candeline e assaggiarla dopo cena. Io intanto vado a scaricare il resto».
«Il resto?!» Esclamarono mamma e papà increduli.
«Certo, c’è ancora molto altro. Dovrò fare la spola un po’ di volte. Farò entrare un po’ di freddo: scusatemi, ma temo di non riuscire a portare tutto in un colpo solo»
E uscì, lasciando tutti ammutoliti.
Andò esattamente così. Angelo postino si mise subito all’opera, svelto e laborioso. Entrò e uscì un po’ di volte, tornando ogni volta con le braccia cariche. Pacchi, pacchetti, sacchi, borse, buste, lettere delle più svariate forme, colori e dimensioni si ammucchiavano ordinatamente ai piedi di Aurora, sempre più esterrefatta. Lei non riusciva nemmeno a mantenere il ritmo nello scartare, spacchettare, osservare, leggere, capire.
«Fai pure con calma anche più tardi, dopo cena» suggerì Angelo, come se, di nuovo, le avesse letto nel pensiero.
Adagio, prendendosi il tempo per gustarsi ogni regalo, Aurora proseguì il suo lavoro di spacchettamento. C’era di tutto.
Giocattoli, Dolcetti. Vestiti, tutine per la scuola. Libri da leggere e da colorare. Buoni per le gite al mare, sulla neve, a cavallo che avrebbe voluto fare. Per invitare i suoi amichetti o andare a giocare a casa loro. Ma soprattutto messaggi, biglietti d’auguri, frasi amichevoli gentili. Da parte di amici, di parenti, di conoscenti, dei nonni e degli zii, veri e acquisiti… Aurora e i suoi genitori erano stupiti.
«Wow! Che bello! Quanti bei regali! È mio, tutto mio?» esclamava Aurora ad ogni dono che spacchettava, saltellando di gioia, stringendoli al petto.
«Hai visto?» confermò la mamma. «È segno che tanta gente ti vuole bene».
«Hai ringraziato Angelo postino?» sollecitò infine la mamma. «Poi dovremo ringraziare anche tutte le persone che te li hanno mandati, che hanno pensato a te».
«Grazie» pronunciò timidamente Aurora.
«Io… Non so come ringraziarti…» aggiunse poi la mamma rivolta ad Angelo postino «anzi, ringraziare tutte queste persone… Non me l’aspettavo, mai avrei immaginato una cosa del genere… Grazie, è una sorpresa meravigliosa, per Aurora ma anche per noi!» farfugliò la mamma con gli occhi lucidi per la commozione.
«È stato un piacere per me conoscervi e rendervi felici» replicò lui. «Ora sono pronto a ripartire. Ma prima devo lasciarti un ultimo regalo. Il più importante. Ecco: ormai sei abbastanza grande per tenerlo tu».
Le porse un pacco preziosamente confezionato, ingombrante ma leggero. Aurora lo soppesò, lo agitò, lo aprì: dentro c’era uno strano vaso, composto da due coni collegati, pieno di sabbia che scendeva da uno all’altro.
«Cos’è?» domandò esaminandolo.
«Si chiama clessidra e la sabbia che contiene è tutto il tuo tempo, tutta la tua vita. Ogni granello di questa sabbia è un giorno, un attimo, un momento.
La sabbia depositata in basso sono i giorni che hai già vissuto. Li hai colorati tu, pur senza saperlo: di rosso, giallo, rosa, blu, verde, azzurro, marrone, bianco, nero… a seconda delle emozioni e dei pensieri del momento. Quando sei uscita dalla pancia della mamma e i tuoi genitori ti hanno vista e abbracciata per la prima volta. Quando hai gattonato per la prima volta, quando hai mosso i tuoi primi passi. Quando hai pronunciato le tue prime parole. Quando hai mangiato la tua prima pappa da sola usando il cucchiaino. Il tuo primo giorno al nido, il tuo primo giorno di scuola, quando dimostri ai tuoi genitori che stai diventando grande. Quando regali qualche tuo bel disegno alla mamma. Quando giochi con i tuoi amici a scuola e ridi e sei allegra, quando fai giocare i tuoi genitori. Quando ascolti una favola o la racconti, la inventi tu stessa. Quando cammini mano nella mano. Quando sei così gioiosa e piena di entusiasmo. Quando ti dimostri curiosa verso qualcosa di nuovo. Quando ti stupisci vedendo la luna, raccogliendo un fiore o incantandoti davanti al mare. Quando dai una coccola, quando sorridi. Ogni volta che dai una gioia, un gesto d’amore»
«E la sabbia in alto, invece? Che cos’è? Perché non è colorata?» incalzò curiosa.
«La sabbia in alto, che scende, ancora bianca, sono i giorni che ti restano. Non puoi sapere quanti, se tanti o pochi, né quanto lentamente o velocemente si consumeranno. Nessuno può saperlo, nemmeno io. L’importante è che tu ne faccia buon uso, riempiendoli di cose belle. Non sprecarli. Colorali con tutte le tinte delle emozioni più vivide, più autentiche. Rendili luminosi, come stai già facendo. Che ognuno di essi sia animato da gioia di vivere, gratitudine, amore. Custodiscili nel tuo cuore. E regalali agli altri, a chi ti incontra, a chi ti è amico, a chi vive con te. Condividi le tue gioie, perché così facendo renderai felici gli altri e te stessa. Condividi i momenti difficili, perché così potrai essere aiutata a superarli».
«Va bene!» ringraziò lei.
Aurora e Angelo postino si salutarono calorosamente.
«Tornerai ancora a trovarmi?» lo invitò Aurora speranzosa.
«Certo! Ancora tantissime volte, per tutti i giorni della tua vita. Sempre con belle sorprese, con regali di gioia. Tieniti sempre pronta ad aprirmi la porta».
Mentre Angelo Postino si incamminava nel buio e nel freddo della notte, in casa di Aurora sembrava risplendere una gioiosa scia luminosa.
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Grazie per averlo pubblicato fuori concorso. Anche la protagonista e ispiratrice Aurora è molto contenta.