di Gabriella Paci
L’abete carico di ninnoli e luci
non illumina abbastanza la stanza
e non fuga le ombre intermittenti.
Le ghirlande e i ghirigori appesi
tra le facciate delle case dondolano
al vento triste della pandemia,
non danno allegria alle strade vuote
di senso e di calore. Freddo l’abbraccio
di coltri di cachemire o di pelliccia,
e gli auguri nel web sull’orlo di parole
incrinate dal vetro e fissate
sul surrogato della realtà da ricucire
nella staticità banale di un quotidiano
che finge sorpresa nelle carte lucide
di panettoni e torroni da mangiare
a denti stretti insieme alla malinconia.
Volgi allora gli occhi alla capanna,
alla mangiatoia del bambinello
a cercare un segno, una risposta
e questo, anche se non lo sai,
è già preghiera.
***
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