di Elisa Di Dio
Spettacolo teatrale per bimbi (8-13 anni)
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Personaggi:
La mamma.
Il papà.
Il bimbo, la bimba.
Maria, Giuseppe, l’Asino, il Bue, un Angelo Barocco con i boccoli, un pastore con la pecorella, un pastore col fiasco di vino, una pastorella con la brocca, una pastorella con il grembiule e le mani sporche di farina.
Tutti i personaggi hanno abbigliamento, pose e visi da presepe napoletano classico.
Siamo in un appartamento al sesto piano di un palazzo, in una città piena di luci, di strade, di vetrine. Anche quest’anno è arrivato il tempo del Natale. Mamma e papà hanno portato al centro del salotto un albero di plastica, pronto da montare, una scatola con le palline, le lucine e i fili d’oro e d’argento. In un angolo sta anche uno scatolone rovinato con dentro i personaggi del Presepe.
MAMMA: Questo è il sabato giusto per montare l’albero. Tesoro, bambini, mi aiutate?
PAPÀ: Certo amore mio. Bambini, venite qui! Prepareremo un albero bellissimo.
BIMBO: Quante luci!
BIMBA: E che meraviglia queste palline colorate!
BIMBO: E il presepe? Dov’è il presepe?
BIMBA: Mamma, papà, dov’è il presepe?
MAMMA: (con aria distratta, mentre guarda il cellulare che lampeggia) Non lo so. Sarà lì, in quella scatola. (Alzando finalmente lo sguardo dallo schermo) Ma non si usa più! L’ho letto su facebook!
BIMBO: Ma io lo voglio.
BIMBA: Anche io voglio il presepe!
PAPÀ: Quelle statuine sono vecchie e impolverate, di cartapesta tutta rovinata. Lasciatele perdere. L’anno venturo ve le compro nuove, in ecoplastica vegan riciclata. Del resto, bisogna adeguarsi: dobbiamo essere sostenibili.
MAMMA: E poi il presepe non è trendy. Il salotto in stile minimal urban industrial stonerebbe con tutto quel muschio e la stagnola. No, no, ma che presepe! Forza, al lavoro! Avremo l’albero più bello del palazzo, ma che dico del palazzo… del quartiere! Ma che dico del quartiere… della città! Lo pubblicheremo sulla pagina facebook, Alberosocial e avremo più di mille like!
La famiglia decora l’albero al centro della scena.
MAMMA: Tutto perfetto! E ora Selfie! Happy Christmas. (si piazza con le spalle all’albero, alza il cellulare sul viso, cambia posa, inquadratura, si sistema i capelli, infine scatta.)
PAPÀ: (urlando, quasi) Tesoro, attenta! Non far venire nella foto quella brutta scatola. Domani la riporto in garage.
MAMMA: Tranquillo, ora taglio la foto, la modifico, metto un bel filtro glitterato, aggiungo So this is Christmas di John Lennon ed è fatta. A me il Natale piace perchè è la festa della semplicità, niente fronzoli, né orpelli. E adesso a cena, su!
La famiglia esce di scena. Rimane al centro dello spazio lo scatolone con dentro i personaggi del presepe: Giuseppe, Maria, l’Asinello, il Bue, un Angelo, due pastori e due pastorelle.
Quando la stanza si svuota, le figure di cartapesta si animano. Dapprima solo sguardi, qualche sbuffo di polvere qua e là, poi cominciano timidamente a uscire dalla scatola e a parlare.
GIUSEPPE (scrollandosi da dosso la polvere e riemergendo da vecchi fogli di giornale) : Cos’è un selfie?
MARIA: Non lo so. Vedo che tutti guardano il rettangolo che tengono sempre in mano, lo alzano, si mettono la bocca a cuoricino e ci guardano dentro. E lasciano lì dentro i loro sguardi, i loro pensieri, i loro desideri (sospira). Pensavo che questo fosse il posto giusto per far nascere Gesù, invece…
ANGELO: Non ci vogliono. Dicono che siamo antichi. Io sarei antico?
BUE E ASINO: Mah, insomma…
MARIA: Già, non abbiamo abiti belli, alla moda, non abbiamo fra le mani quei mattoncini che lampeggiano. Sarà per questo che non ci vogliono?
PASTORELLO: Maria cara, non ti devi rattristare. Pazienza, li hai sentiti? Domani ci portano nuovamente in garage. Per i due adulti siamo vecchi e fuori moda. Solo i bambini ci volevano. Ma non li ascolta nessuno.
PASTORELLA: Vogliono far nascere il figlio di Dio in garage: roba da pazzi!
MARIA: Credevo che dopo duemila anni avessero capito…
GIUSEPPE: Invece non hanno capito niente… che malinconia!
Nella stanza in penombra entrano i due bimbi. Un fascio luminoso penetra dalla finestra, forse luce di luna o di lampione, investendo di taglio le statuine.
BIMBO: Anche quest’anno niente presepe.
BIMBA: Che peccato! Guarda! La Madonnina sembra triste stasera.
BIMBO: Ma no. Sono solo statuine, però sono belle. Nonna ce l’ha il presepe. Meno male, quando sono da lei mi diverto più che qui a casa. Quello triste sono io.
BIMBA: E anche io. Perché noi non dobbiamo fare il presepe?
GIUSEPPE: Già. Perché voi no?
BIMBO: (guardando la sorellina impaurito) Chi ha parlato?
GIUSEPPE: Io!
PERSONAGGI DEL PRESEPE IN CORO: E parliamo anche noi!
BIMBI: Ma che succede?
BIMBO: È bellissimo!
BIMBA: Ma è vero? O è una magia!?
MARIA: No, ma che magia! Sotto questo vestito di cartapesta batte un cuore. Il cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo.
ANGELO: E l’annuncio è uguale, non cambia. Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. È nato è nato è nato! Si chiama Gesù. E Gesù non passa di moda.
BUE: Gesù è un bimbo. Ha solo bisogno di essere accolto. E poi lui è amore!
ASINO: L’ho capito subito, quando lo vidi duemila anni fa. Sono un asino col cervello, io!
PASTORE COL FIASCO: No, non guardate questo fiasco. Mai bevuto un goccio. Ho offerto il vino ai Magi che, poverini, arrivavano da lontano e avevano bisogno di ristorarsi. Quella notte abbiamo capito tutti che qualcosa cambiava nella storia di ognuno di noi.
PASTORELLA COL GREMBIULE: E alla fine è cambiata la storia del mondo.
PASTORE CON LA PECORELLA: Quella notte, quella stella, lo sguardo di quella ragazza così sereno. Tutto sembrava cantare una canzone segreta. Ricordo tutto come se fosse sempre.
PASTORELLA CON LA BROCCA: Il nostro piccolo mondo era diventato il centro di tutto e tutto era quel bimbo. Povero come noi.
PASTORE COL FIASCO: Però per la prima volta mi sono sentito ricco, dentro. Avevo come un buco nel cuore; da lì entravano una gioia, una pace, un calore che mai mi hanno abbandonato, anche ora li sento.
PASTORELLA CON LA BROCCA: Quella notte abbiamo capito cos’era la pace, la pace vera, la pace del cuore. Dio si era chinato a guardare me e tutti noi. E non ha più smesso.
MARIA: No, non ha più smesso, ha deciso di rimanere qui, e di essere come tutti. Lui è un neonato come tutti. Speciale come è speciale ogni piccolo per la sua mamma. Da grande mi avrebbe dato pene e pensieri, ma appena nato era un batuffolo come tutti i cuccioli del mondo. Il mio Gesù.
BIMBA: Allora avevo ragione a vederti triste, poco fa, Madonnina. Che possiamo fare noi bambini per farti sorridere? L’hai visto tu stessa: io c’ho provato!
BIMBO: Quando chiediamo qualcosa non ci rispondono quasi mai i grandi. Preferiscono darci in mano un cellulare, piuttosto che cercare di capire quello che vogliamo davvero. Ci promettono oggetti, cose nuove, sempre. Ma non hanno capito che invece vorremmo più attenzione, più ascolto.
BIMBA: Ho un’idea: mio padre vuole portarvi via. Io invece vorrei fare una cosa: vi spolveriamo bene bene, vi sistemiamo, e mentre loro guardano la tv, mettiamo il presepe, cioè voi, al centro del salotto.
BIMBO: Mi piace questa idea. Su, al lavoro!
BIMBA: E se si arrabbiano?
BIMBO: Ehhh, non lo so. Mettiamo le transenne, come ho visto fare ai poliziotti e ai vigili quando delimitano una zona pericolosa. Ma noi, intanto, proviamoci.
Mamma e papà, fuori scena, chiamano i bambini.
VOCE DELLA MAMMA: Bambini, che fate?
VOCE DEL PAPÀ: Sento troppo silenzio: non è che state combinando qualche guaio?
BIMBO E BIMBA IN CORO: Noi? Naaaaaaaaa. Voi che fate?
VOCE DELLA MAMMA: Stiamo guardando Il grande fratello vip.
BIMBA: I guai li combinate voi, allora!
BIMBO: (Rivolgendosi ai personaggi del presepe) È proprio vero che non li possiamo lasciare soli un attimo!
I bimbi tolgono dallo scatolone i personaggi, li spolverano, li sistemano al centro della stanza. Recuperano oggetti sulle mensole e li utilizzano per creare lo scenario tipico del presepe. Quando tutto sarà pronto, una luce azzurrina, irreale, illuminerà la scena. Al centro sta la culla vuota pronta per accogliere Gesù. Entrano il papà e la mamma.
PAPÀ: Ma che succede? Che avete combinato? Lo dicevo che c’era troppo silenzio!
MAMMA: Noooo, che avete fatto! Il tappeto in fibra di cocco. Lo avete trasformato in una… capanna?
PAPÀ: E il tablet è diventato un ponte, e i calici da degustazione li avete riempiti d’acqua e ci fate galleggiare le paperelle di plastica?
BIMBO: Ci siamo serviti di quello che avevamo…
BIMBA: Voi non volevate aiutarci…
MAMMA: Ma… Come avete fatto? Cosa vi è saltato per la testa?
BIMBO: Non avevano un posto dove far nascere Gesù.
BIMBA: Dopo duemila anni. Mamma scusa, dai? Ci abbiamo pensato noi!
PAPÀ: Del resto, tu, tesoro, non sei sensibile ai bisognosi? Lo fai su instagram, versi soldi per petizioni che non si sa mai se sono vere o no. Ho visto l’estratto conto della carta di credito: hai fatto un versamento per lo smarrimento dello zaino con la macchina fotografica di un influencer, eh… non mi pare una grandissima causa umanitaria. Almeno loro si sono dati da fare per dare una casa a dei senzatetto.
BIMBA: Maria da oggi questa è casa tua.
BIMBO: Gesù adesso può nascere qui!
MAMMA: Avete ragione. A volte sono un po’… superficiale, ecco. Voi invece, siete due bambini buonissimi.
PAPA’: E poi questo presepe è bellissimo! É inclusivo, sai che non ci avevo pensato?
MAMMA: Ho un’idea. Ce la facciamo una foto con la sacra famiglia?
IL PAPÀ, I BAMBINI IN CORO: Ma no, daaai!
ASINO: Tranquilli, se proprio volete, ve la faccio io la foto.
BUE: Però, cari genitori, promettete una cosa? La smettete di seguire le mode, le tendenze, come le chiamate voi?
PASTORE CON LA PECORELLA: Se non fosse stato per i vostri bambini, Gesù sarebbe nato ancora nel buio di un garage. ‘Sta cosa, dopo tutto questo tempo, non si può sentire.
MAMMA: Ma voi parlate! Voi… voi… chi siete?
BUE: Madame, enchanté: sono il bue del presepe. Così mi offende, però! Non mi riconosce? Sono il bue più famoso della storia!
MAMMA: Oh my God!
ASINELLO: Non esageriamo signora, sempre bue rimane, e io sono solo un asino, ma se avrete pazienza, fra qualche settimana God in persona, come dice lei, Dio, Gesù, sarà qui, fra voi.
PAPÀ: Che cosa straordinaria. Tutto questo accade a casa mia, e io che vi volevo mettere nell’indifferenziata! E io che ero indifferente a voi! Sono stato superficiale, egoista.
ANGELO: E poi, ci avete visto? Basta una spolveratina e la stella torna a splendere, il ruscello di stagnola brilla come il primo giorno, i miei riccioli tornano soffici, le mie ali mettono il turbo! Che gioia! (con le alucce salta e fa un giro su stesso, come se volesse spiccare il volo, in realtà, dopo un paio di piroette, cade al centro della scena e ride, suscitando l’ilarità di tutti).
MARIA: Insomma, quello che vorremmo dirvi è che non è difficile. Basta seguire la stella cometa!
MAMMA: Seguire? Dove? Su Facebook, Instagram, Twitter, Tik tok?
BIMBO: No mamma, non la trovi sui social, né in Tv.
PASTORE CON IL FIASCO: Guardate il cielo e la vita delle persone, i loro bisogni, il dolore e la gioia. Ma l’avete visto? La gente là fuori ha bisogno di tutto. E anche voi, che vi credete sicuri nella vostra bella casa, potreste avere bisogno degli altri.
PASTORELLA COL GREMBIULE: Alla fine capisci che Gesù ha un solo grandissimo difetto: non la vuole smettere di nascere e rinascere per noi. Ma chi glielo fa fare, dico io!
MAMMA: Beh, però, se tutte queste cose bellissime le comunicate su una piattaforma social, avreste un sacco di follower, di seguito, insomma. Ecco, non voglio insistere, ma se proprio volete io mi metto a vostra disposizione! Vi creo le stories su Instagram.
MARIA: Non lo so, ci dobbiamo pensare. Noi non siamo tipi da una storia e via. Comunque, se proprio vuole, un selfie, si dice così, no? Potremmo anche farcelo.
MAMMA: Davvero? Maria ti lovvo troppo, che figata! Venite qui, tutti, su. Guardate qui!
La mamma si avvicina a Maria, alza il cellulare. Tutto il gruppo della natività si stringe intorno alla magiatoia, il papà fa altrettanto, tenendo per mano i bimbi, poi si colloca fra Asino e Bue con un’espressione beata. La culla vuota si illumina di una luce sfolgorante. Tutto accade in un attimo, come se fosse un flash di foto, come se quella foto fosse scattata dall’alto dei cieli.
SIPARIO
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