di Janna Carru
Un tavolaccio di legno nella locanda del Porto, di un paese che non c’è.
Un bicchiere di vino rosso e denso, rabboccato da una caraffa di vetro spento, un cestino di PANE secco.
E, un vecchio dalla pelle bruciata dalla vita, che ancora racconta quella storia.
Sempre la stessa.
Lei camminava sulla strada che conduceva al porto della città vecchia. Si muoveva leggera oscillando come ad assecondare la FANTASIA e i capricci del vento.
Sembrava assente, in balia delle raffiche di quel maestrale che da giorni agitava la vita degli uomini e tormentava la sua coscienza.
Un vestito lungo nascondeva il suo corpo, e solo uno sguardo attento avrebbe notato i piedi scalzi e feriti.
Un squarcio irregolare, su un lato della stoffa, lasciava intravedere il segno di una ferita recente.
Il sangue rappreso aveva lo stesso colore del suo abito da sera.
Rosso e bellissimo.
Troppo leggero per camminare dentro quella tempesta.
Non mangiava da giorni ormai, e vagava senza meta, delirando.
Chiamava il suo AMORE e chiedeva il suo perdono.
Si chiamava SAN, aveva degli occhi a mandorla e aveva perso l’amore, per sempre.
Era successo in una notte interminabile, quella degli Innamorati.
Con gli occhi velati, VALENTINO riempie un’altra volta il bicchiere e continua il racconto.
A volte gli sembra di scorgere quella macchia rossa che galleggia lieve fra le onde fredde e scure, lì vicino al molo vecchio.
A volte sente la sua voce, è un sussurro che implora il suo perdono.
Lì, ora vanno gli innamorati e si giurano eterno amore.
***
Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: San & Valentino (Storia d’amore e paradossi) – San Valentino 14 febbraio 2022