Paradosso di Silvia Oppezzo
Mia cara SAN,
Ti amo, ti amo da impazzire. Adoro ogni cosa di te, ogni tua piccola stranezza, ogni tua abitudine bizzarra, a cominciare dal tuo nome. San: non esiste un tale nome femminile qui sulla Terra.
Farei qualsiasi cosa per te, pur di conquistarti il cuore e renderti felice. Attraverserei i mari, scalerei montagne, andrei a caccia dei tesori più preziosi, sconfiggerei mostri e draghi, ti porterei persino sulla LUNA.
Ah no, dimenticavo, questo non è necessario! Ci sei già, sulla Luna; tu ci vivi sulla Luna, è la tua patria, la tua casa! Ora sì, ricordo perfettamente le nostre passeggiate lunari, quando ti incontrai e ti conobbi la prima volta. (Com’ero arrivato fin lassù? È un mistero irrisolto, ma fu amore a prima vista). Ricordo le nostre passeggiate mano nella mano, sul suolo lunare roccioso e spoglio, butterato di crateri, nella luce candida riflessa. Emozioni indescrivibili, indimenticabili!
Sai che ti dico, cara San? Che vorrei proprio tornarci lì da te, sulla Luna; muoio dalla voglia di rivederti, di condividere un’altra passeggiata notturna.
Ma come arrivarci? Questa volta coscientemente? In astronave? Troppo banale. Del resto, dove recuperare un’astronave adatta? Idea! Con un giro di GIOSTRA! Perché no? Su un ottovolante, di quelli con discese vertiginose. O quelle giostre che girano in tondo veloci come il vento e ti danno l’impressione di volare. Oppure sui cavalli a dondolo: immagina che uno di essi possa staccarsi dalla giostra e galoppare in alto nel cielo, tra le nubi, dove vuole, fino ad arrivare a te.
Sì, è deciso, farò così. Aspettami, un altro giro di giostra e arrivo!
Tuo, VALENTINO.
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Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: San & Valentino (Storia d’amore e paradossi) – San Valentino 14 febbraio 2022