di Ester Bonelli
Sandrina, mi chiamo proprio così, con un diminutivo al posto di un normalissimo Sandra, e siccome non ho mai perdonato ai miei genitori questo nome lungo e faticoso, sin da piccola ho scelto di chiamarmi SAN: non è il massimo, ma è la mia forma di protesta contro le convenzioni.
Già, perché un’altra Sandrina, in famiglia c’è, mia nonna paterna, ed è da lì che nasce il mio nome.
Bando alle ciance: sono San e non sono neppure una grande bellezza, ma ho molta FANTASIA che mi rende, agli occhi della gente, un tipo interessante. Mia nonna, Sandrina, appunto, dice che sono buona come il PANE , nonostante la mia protesta onomastica, uguale… uguale a lei.
Qualche giorno fa ho compiuto un quarto di secolo e per festeggiare ho fatto baldoria con le mie amiche del cuore: siamo quattro matte in cerca d’AMORE e ci divertiamo con poco, ci basta una corsa in macchina alla volta della spiaggia più vicina, a pochi chilometri dalla città. Ci basta liberarci dei nostri vestiti e del buonsenso d’ogni giorno, per sentirci vive: un tuffo, una danza sulla spiaggia, tante risate.
Qualche giorno fa in quella stessa spiaggia, tra uno scherzo e un bagno, ho incontrato l’uomo che sposerò. Lui ancora non lo sa, anzi, nemmeno sa che io esisto, perché se è vero che io l’ho notato, così bello e spavaldo com’è, è altrettanto vero che il suo sguardo mi ha oltrepassata come fossi un’ombra o una bottiglia. Ma è lui, non ho il minimo dubbio.
Sono San, ho venticinque anni e una pazza voglia d’innamorarmi.
Mentre andavamo via, ho sentito che qualcuno lo chiamava VALENTINO. Anche per questo non può che essere lui l’uomo della mia vita.
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Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: San & Valentino (Storia d’amore e paradossi) – San Valentino 14 febbraio 2022