di Guendalina Cellegato
I lampioni della strada illuminavano la neve che lenta scendeva sul cartellone, in primo piano l’immagine di una palazzina. Dietro, l’escavatore giallo aveva la pala appoggiata in quelle che sarebbero diventate le fondamenta della casa.
Con gli stivali, neri e bordati di candida pelliccia, Nello procedeva piano sotto il peso del sacco di juta.
‘Stanotte è andata alla grande e se mi gioco bene le mie carte, ci faccio dai sei ai settemila euro.’
In quel momento la luce dei lampioni si spense. In fondo alla via, nel buio della notte, centinaia di lucine dorate illuminavano i contorni di una casa.
‘Un ultimo lavoretto e a Capodanno festeggio con ostriche e champagne.’
Davanti al cancello della villa si fermò a guardare i fiocchi di neve che sparivano toccando gli infrarossi dell’antifurto.
‘Va beh!’
Stava ancora riflettendo su cosa fare, che la neve iniziò a cadere abbondante fino a terra.
‘Questa è la mia serata.’ Sorrise soddisfatto.
Sistemata la barba finta, abbassato il cappello rosso sulla fronte e lanciato il sacco oltre il cancello, con un gesto atletico lo scavalcò. Corse attraverso il giardino e girò dietro la casa. Con la punta di diamante tagliò il vetro della finestra e inserendo la mano l’aprì.
La torcia illuminò l’ampio soggiorno. A destra c’era l’albero di Natale, senza pacchetti ai suoi piedi, e a sinistra la consolle piena di cornici, subito dopo il divano a angolo con il tavolino e in fondo la scala che conduceva al piano superiore. Nello era impegnato a riempire il sacco con gli oggetti d’argento quando alle sue spalle sentì una vocina chiamarlo:
«Babbo Natale!»
Fermo sul primo gradino delle scale, in pigiama, un bambino coi capelli arruffati lo guardava incredulo.
«Ooh ooh oh! Ciao, sto cercando il latte con i biscotti.» Disse Nello.
«Non ti credo!» Disse il bimbo che lento saliva un gradino alla volta. «Tu non sei Babbo Natale!»
«Certo che lo sono,» si affrettò a rispondere Nello, che aggiunse: «Sono qui per i tuoi regali».
«Non è vero.» Rispose deciso ma fermandosi e fissandolo negli occhi scuri.
«L’elfo della posta ha perso la tua letterina.»
Il bambino non si muoveva dal gradino.
Nello iniziò a rimettere a posto le fotografie e lo vide che soffiava su tre candeline con sotto la scritta “Tanti auguri Marco”.
«Allora Marco, mi hanno detto che sei stato bravo quest’anno. Io ho un regalo per te, ma visto che sei qui se mi dici cosa vuoi, e se è nel sacco te lo lascio sotto l’albero.»
«Corro a prendere la copia della letterina in camera mia.» Disse salendo per le scale.
«Fermati! Facciamo così,» lo trattenne indicando il latte e i biscotti sul tavolino, «mentre li mangio tu scrivi una nuova letterina.»
Fu guardando Marco concentrato a scrivere che Nello si ricordò di una sera di dicembre di molti anni prima. Mancavano pochi giorni a Natale quando era entrato in cucina e aveva visto suo papà mentre incartava la ruspa che aveva chiesto a Babbo Natale. Colto sul fatto suo padre ammise che era lui a mettere i regali sotto l’albero e da quel giorno, per Nello, svanì ogni magia.
«Non ho il tempo per trovare tutti questi regali. Devo ancora passare da molte case. Scegline solo uno. Quello che desideri di più», gli suggerì scorrendo con gli occhi la letterina chilometrica.
«Va bene. Allora questo», disse Marco cerchiando la Bat mobile.
«Bene adesso vai a letto. Domani mattina troverai il tuo regalo sotto l’albero.»
La neve, che ormai copriva il marciapiede, ovattava il rumore dei suoi passi e il freddo trasformava le sue risate in vignette bianche.
‘Quando racconterò questa storia non mi crederà nessuno!’
In quel momento i lampioni della strada si riaccesero e illuminarono la ruspa, immobile nel cantiere. Un buco nero inghiottì il cuore di Nello. Ritornò di corsa sui suoi passi e senza fiato entrò in soggiorno. Tirò fuori dal sacco un piccolo pacchetto dorato. Strappò la carta di un regalo e ne fece un bigliettino, che sistemò vicino al dono sul tavolino, e uscì.
La mattina di Natale la mamma di Marco lanciò un urlò scoprendo che erano stati derubati. Mentre il papà correva in soccorso della mamma subito, Marco lo superava correndo giù per le scale.
«TORNA SUBITO QUI!» Gridarono in coro.
Marco arrivato davanti al tavolino si inginocchiò, prese il pezzetto di carta da regalo e iniziò a leggerlo:
Caro Marco,
mi spiace non lasciarti il dono che mi hai chiesto, ma nel sacco non lo avevo. Ti lascio un regalo speciale, come speciale è stata questa notte.
Crescendo ti diranno che non esisto, ma tu conosci la verità. Continua a credere nel Natale e la sua magia non finirà mai.
Babbo Natale
Marco aprì il pacchetto e tirò fuori una campanellina.
«La campanella di Babbo Natale! Ho la campanella di Babbo Natale!» Continuava a gridare saltando felice per il soggiorno.