di Sara Francucci
Una bella mattina invernale, mentre cadono gelidi fiocchi di neve, la Befana in preda all’eccitazione e al fervore dei preparativi, per la notte più attesa dell’anno, controlla che ogni minimo dettaglio sia in ordine per cercare di evitare spiacevoli inconvenienti.
“Tutto pronto. Ci sono. Mammamia che fatica!” sussurra tra sé e sé, concedendosi un momento di riflessione, mentre si mette una mano sulla schiena, per cercare di attutire il peso dei secoli sulle spalle. Cammina avanti e indietro nel suo laboratorio, con il grembiule intriso di polvere magica e il cappello adorno di stelle, soddisfatta e meravigliata di come ogni anno, possa riuscire a preparare così tante calze da distribuire in tutto il mondo.
“Per fortuna c’è con me Babù! Sicuramente senza di lui non ci sarei mai riuscita…” continua il suo monologo. Babù è uno gnomo instancabile e fedele che aiuta la Befana a distribuire la meraviglia e lo stupore a chi crede ancora nei miracoli. Indossa una tuta verde che richiama la magia della natura e si muove agile come uno scoiattolo silvano, saltellando con leggerezza, tra gli scaffali del laboratorio. Ha un cappello rosso con tanti campanellini che distribuiscono nell’aria tintinnii melodiosi, trasformando ogni cosa in un’atmosfera incantata.
“La scopa… la scopa è sparita!” dice Babù, correndo affaticato verso la Befana.
“Cosa?” chiede la Befana, sperando in un malinteso. Il suo cuore batte all’impazzata, perché è preoccupata di non riuscire a compiere il suo dovere e teme di deludere le aspettative di tanti bambini.
“Non è possibile, io devo partire stanotte, devo portare la gioia in ogni casa!” dice la Befana iniziando, insieme a Babù, una ricerca frenetica in tutto il laboratorio.
Le sue gambe non avvertono più dolori, la schiena si raddrizza e le sue mani diventano agili nell’aprire cassetti, esaminare scaffali, perquisire ogni angolo, mentre il tempo sembra correre più velocemente scandito dal battito accelerato del suo cuore.
Fuori, la bufera scompiglia, con raffiche rabbiose il manto d’oblio che sta calando rapidamente. Il buio avanza e cattura ogni angolo di luce. La magia si disperde come polvere antica in un mondo dove il coraggio è stato buttato al vento nella guerra senza speranza, la fede smarrita sotto il peso confuso delle cose superflue, i cuori ghiacciati in un mondo dove la neve non scende più, l’amore si scioglie, con un incantesimo di fata e le parole atrofizzate lasciano il posto a carezze virtuali.
La Befana viene travolta dalle tossine malefiche che genera discordia, e l’oscurità la avvolge.
“Sei stato tu” dice la Befana accusando Babù in maniera inaspettata.
“Io? Ma come puoi accusarmi in questo modo? La gioia dei bambini è la cosa più importante per me!”
Lo gnomo, deluso, per l’accusa ingiustificata della Befana non sa proprio come riuscire a far tornare la magia e la gioia tra di loro.
“Sei stata tu…”
“No tu…”
Le accuse palleggiano nell’aria, rimbalzando da una parte all’altra e nessuno dei due depone l’ascia di guerra. Le parole diventano taglienti, trasformandosi in frecce, pronte a trafiggere i cuori di chi è sprovvisto di scudi. La scopa perduta diventa il simbolo di un legame in pericolo. Ora è troppo tardi, perché il tempo sta scivolando via con il peso dei momenti che non si possono più recuperare. Le campane risuonano la mezzanotte e intonano l’urgenza di porre fine al conflitto. Intanto il mondo attende la magia. La Befana sospetta che il suo gnomo, fedele da tanti anni, abbia intessuto un inganno per sottrarle il ruolo che da secoli le appartiene. Crede di essere arrivata al capolinea della sua storia, alla fine della sua leggenda e priva di ogni speranza si ritira nella sua camera da letto, convinta che quella sarà per tutti i bambini, la notte più triste dei secoli.
Quando si appresta a coricarsi, la sua memoria seppur sbiadita ritorna lucida e si ricorda benissimo che è stata lei a nascondere la scopa sotto il letto, proprio per evitare spiacevoli inconvenienti.
Come una molla si china e afferra la scopa. Ferma il tempo e si affretta a scusarsi con Babù: “Corriamo tutti frettolosamente”, gli confida la Befana “e anche io ho cercato di stare al passo con il mondo. La mia testa, resa lenta dalla vecchiaia, si è inceppata. Ho cercato di accelerare il mio passo, per riscattarmi dal ritardo che inizio ad accumulare, ma in realtà ho solo incrementato la mia angoscia, spezzando i legami che mi danno forza.”
Lo gnomo le concede il perdono, e insieme partono per riportare la magia, che sembrava ormai perduta. Quella magia che risiede nella capacità di perdonare e nel coraggio di ammettere i propri errori, lasciando che la notte della redenzione si apra a una nuova alba.