di Antonia Dartizio
Ida, un’anziana signora dal carattere esuberante, era una guerriera di nome e di fatto. Dopo aver messo su e portato avanti una famiglia con cinque figli si ritrovò vedova, sola e con problemi visivi e uditivi.
Ogni suo figlio ormai lavorava e aveva una sua famiglia. Solo Salvatore non fu graziato del dono di un figlio. Il tempo passava e questa sua condizione, forse, lo faceva sentire sempre più legato alla madre. Non perdeva occasione per passare del tempo con lei. Le elargiva attenzioni che, senza averne l’intenzione, mettevano in evidenza le manchevolezze dei fratelli e delle loro famiglie.
Quando arrivava apriva la porta con enfasi. Ida sussultava, con piacere. Le si avvicinava e l’accarezzava mentre le diceva:
- – Be’, che fai?
- – Che devo fare, figlio mio. Sto. Non posso uscire da sola, cucinare… Fa tutto la badante.
- – Ricevi le visite dei parenti e delle persone che conosci. Questa casa, a pianterreno e al centro del paese, invita tutti ad entrare.
Mentre parlavano, infatti, venivano spesso interrotti da qualche signora che spingeva la porta e gridando diceva:
- – Ida, come va?
- – Entra, entra.
- – Mi dispiace, devo andare, ho fretta. Ci vediamo presto.
- – Ma… chi sei?
La signora si faceva riconoscere con dei punti di riferimento e se ne andava.
Nel tempo Ida incominciò a chiudersi in se stessa, a parlare meno. Le sarebbe tanto piaciuto vedere insieme tutti i suoi figli con le rispettive famiglie che, come isolette, si allontanavano sempre più.
Salvatore ne soffriva. Per far piacere alla sua mamma coglieva ogni occasione per riunirli tutti. Il giorno del suo compleanno era un rito ormai invitarli a casa sua. Andava a prendere la madre e organizzava una vera festa. Li invitava tutti, ma non tutti ci andavano. E il pensiero della madre si concentrava sugli assenti. Per sdrammatizzare incominciava a rivolgersi agli assenti come se fossero presenti.
- – Vale, nipotina mia, come va? Ti sei laureata?
- – Che dici? – interveniva Salvatore – Si è anche sposata e ha avuto un bambino.
- – Ma io non la vedo da tanto tempo. Non ho partecipato alla sua festa di laurea, al suo matrimonio, al battesimo del suo bambino…
Ida stava scivolando verso uno stato depressivo che la stava spegnendo lentamente. Salvatore sentiva il dovere di fare qualcosa per scuoterla e permetterle di tirare avanti.
Nel periodo delle feste di Natale, quando si sente maggiormente il bisogno del calore familiare, ebbe un’idea geniale.
La mamma non vedeva più ormai. I suoi nipoti erano sposati e avevano dei bambini. Li invitò tutti, pregandoli di non mancare per una volta. Mise poi in un angolo in cucina, vicino al caminetto, un sacco traboccante di doni da far offrire alla sua mamma la notte della Befana. Di sicuro sarebbe stata stimolata a reagire per il ruolo che le era stato assegnato.
Salvatore volle curare innanzitutto il suo aspetto nei dettagli. Si procurò gli occhiali tipici delle befane, le fece mettere le scarpe più vecchie che conservava, in testa un foulard e un grembiule con le tasche piene di cioccolatini e caramelle.
Nel primo pomeriggio fece un giro di telefonate per assicurarsi che la sera i nipoti con i rispettivi figli sarebbero andati. Tristezza infinita. Tutti erano partiti senza preoccuparsi di avvisare. Avevano optato per un viaggio. Cosa fare? Per Ida sarebbe stato come ricevere una coltellata al suo cuore, malato ormai.
Salvatore si doveva inventare qualcosa. Propose ai vicini di casa con bambini di permettere loro di andare da sua madre quella sera quando erano calate le tenebre che avrebbero contribuito a rendere magica la sorpresa e dato più efficacia alla Befana.
Ida era seduta accanto al sacco. Avrebbe finalmente “rivisto” i suoi pronipoti. Salvatore alimentava di continuo il fuoco scoppiettante, ma la madre sentiva freddo. Ogni tanto diceva:
- – Quando vengono.
- – La Befana arriva di notte, un po’ di pazienza.
D’un tratto sentì spalancarsi la porta e delle voci festanti di bambini, anche se non riusciva a capire cosa dicessero. Salvatore li fece entrare. Accerchiarono la Befana. Incominciò a distribuire i doni mentre accarezzava con tenerezza ogni bambino che la baciava per ringraziarla. Era raggiante, convintissima che fossero i suoi pronipoti. E così al silenzio assordante, che in genere regnava nella casa di Ida, quella sera si sostituì il baccano creato dai bambini, la vita. La calda atmosfera riuscì a riscaldare il cuore di Ida. Non sentiva più freddo.
- – Grazie, mi avete resa felice.
Tutti le si avvicinarono e l’abbracciarono mentre sorrideva serafica. Conservò nel suo cuore questo prezioso ricordo. Riuscì a darle la forza nei momenti più tristi che avrebbero segnato la sua vita. E Salvatore si rese conto di quanto possa essere importante avere una visione affettiva allargata, oltre i limiti familiari.