Città: Salerno
di Francesca Severino
“Previsioni Meteo Salerno: bella giornata di sole, minima 21°C, massima 31°C. I venti saranno deboli provenienti da Ovest-Sud-Ovest. L’intensità solare più alta sarà alle ore 13 con un valore UV di 7.5, corrispondente a 911W/mq. Alba ore 6.29. Tramonto ore 19.36. Luna crescente. Umidità 85%.”
Il messaggio sul cellulare dice:
“Che fai? Vieni al mare?”
rispondo
“No!… sono in ESTIVAZIONE!!”
O meglio, ci provo.
Perché nel centro storico di Salerno non puoi non viverla l’estate, ti arriva addosso anche se non la vuoi. Ti vive lei, comunque. Invadente come un’amante desiderabile ma eccessiva. Carnale. Sfacciata come una puttana diToulouse-Lautrec e troppa come un nudo di Botero. Ti si infila in casa senza essere invitata e te la ritrovi addosso all’improvviso che ti pesa e ti consuma per passione.
L’estate tra i vicoli è una femmina, spregiudicata ed insolente.
“Signora Mari’…Comm jamm?”
La vicina del piano di sotto comincia la mattina presto ad intrecciare nell’aria le sue relazioni. Maria appena spia dall’angolo degli occhi e risponde passivamente, come un mantra mandato a memoria.
“Eh…C’amma fa?…Chiano chiano!”
Piano piano, lentamente. Una filosofia di vita dimenticata nella frenesia contemporanea, quella che Kundera ritiene direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.
Ma d’estate, no! L’estate te la impone la lentezza, perché i passi diventano più pesanti ed i pensieri più confusi, e devi rallentare per forza. Ed è così che ti accorgi di un sacco di cose che non avevi notato prima e i pensieri cominciano a respirare con te, anche se, adesso, sanno di sale.
Qui tutto è più denso, più nitido, più intenso del solito. Colori, odori, vibrazioni.
La luce è troppo forte, acuta come un SI; socchiudo i battenti dei balconi su via delle Botteghelle. Ma da una cucina, forse poco più in là, filtra, comunque, l’odore di una frittata di cipolle. L’estate al centro storico di Salerno arriva con l’odore persistente di frittata di cipolle, e va via con quello semisacro della milza della festa di San Matteo.
E ancora rumori! Rumori di portali in legno che si aprono e si chiudono sbattendo come pesanti sciabolate.
“Andiamo! Andiamo dai muoviti!”
Il bulldog del quarto piano non vuole saperne di fare la passeggiatina. Disteso al suolo, zampe divaricate, stampa la pancia al fresco sulla soglia di marmo dell’ingresso del portone.
C’è canicola, canicola di cane randagio, disperso, insieme al vento, nel labirinto medievale e tra gli androni antichi tappezzati di panni. Panni stesi ovunque, inutilmente in attesa, seccati dal sole; gridano colori dalle tinte forti in una sorta di competizione o, forse, di compensazione.
Anche lo spazio statico delle prime ore del pomeriggio non riesce a stare zitto.
Ma che fine ha fatto il frinire delle cicale? Sostituito dal cigolio delle pale di migliaia di ventilatori che masticano l’aria solo per sputarla più velocemente. O dal rumore farraginoso di centinaia di condizionatori che fanno a botte con l’afa. O dall’assordante rotore di questo elicottero che passa radente sulla città a portare il mare alla montagna. E vibra, vibra tutto quando passa. Vibra il vecchio tufo, i vetri opachi, il legno del pavimento e quello del soffitto e vibro io e vibra anche il mio gatto, sfiancato e molle come un tappetino umido da bagno.
Con molta calma si accendono le luci gialle dei lampioni in ferro, mentre, poco distante, la tromba del maestro di musica continua, con difficoltà, a salire e scendere le sue scale. E a me viene voglia di mettere su Almost Blue di Chet Baker. Allora l’estate si distende più morbida accanto, e mi sussurra nell’orecchio raccontandomi delle altre, di quelle vissute e di quelle ancora da vivere. E provo nostalgia e malinconia e paura e gioia, mentre la musica copre i rumori delle passioni che ascolto consumarsi sette metri più sotto. Passioni d’amore ma anche di guerra, di liti e risate, di chiacchiere da bar diluite nei cocktails, magari in un vodka Martini… ‘agitato, non mescolato.’
Posso vederlo, il trombettista stanco, mentre canta appoggiandosi ad occhi chiusi sulle note.
Allora faccio lo stesso, chiudo gli occhi e mi immergo. Diluisco tutto questo calore che addensa, compatta e comprime, nel suo blue. Perché, forse, è solo una questione di modificazione di stati, di stati della materia, certo, ma anche dell’anima.
E allora divento anch’io un po’ blue… almost blue… quasi blue… quasi mare… quasi liquida.
***
Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: Silloge #ScrittiaMano con Amore – Racconta la tua Città
(Foto di Francesca Severino)
Grazie. Contenta di aver potuto scrivere del mio amato centro storico di Salerno. 🙂
Mi è piaciuto molto, un insolito punto di vista!