di Teresa Francone
Di fronte ad una parete,
dal colore del cielo quando si specchia
nella profondità del mare,
una piccola finestra coperta da una bianca tenda
dalla trama leggera leggera.
Sulle spalle la sensazione che si prova
davanti a qualcosa di già visto
e la frescura di mura incastonate
nella roccia ricamata da fitta boscaglia.
Uno sguardo per ritrovare il sole
scomparso tra le nuvole,
fermo il volo di un gabbiano.
Ali spiegate per librare nel vento
intrappolate come una marionetta
nei fili del tempo.
Un gabbacristiani
che crede d’andar a pesca
assieme ai marinai.
Ignaro d’esser nato di legno,
da mano che prigioniero
lo ha reso dello sbuffar del vento.
Lontane oramai
le correnti, le creste e i flutti
a capeggiar solitario muriccioli e tetti.
Un balocco senz’ urlo
si fa così dell’anima
ingiusta gabbia.
Ed irto in guerra
tra burrasche e tempeste
culla il sogno di bonaccia.
Come uno spirito,
a navigar in eterno
nel suo antico peschereccio.
Senza alcun porto per il suo approdo.
Senza un barbaglio che illumini il suo lungo viaggio.
Un giocattolo nel suo libero giogo e dondolìo
,che s’infrange a guardar all’orizzonte
delle vele lo sventolìo.
Della libertà nostalgico ricordo
il cui canto echeggia
ad ogni alba ed ogni tramonto.
***
Se vuoi leggere altri componimenti relativi a questa Silloge, clicca sul link: #DiSpiaggiaeDintorni