Un provvidenziale inconveniente

di Carla Radice

BABBO NATALE

Finalmente la grande notte è arrivata! Solo oggi sono davvero felice perché il mio viaggio regalerà sorrisi a tutti i bambini del mondo. Negli altri 364 giorni dell’anno mi trascino per casa imbronciato e malinconico; non ho moglie né figli, solo la compagnia di 8 elfi ormai anche loro acciaccati e stanchi. Che vita inutile! Con questi cattivi pensieri in testa devo dare ragione a Rudolph! Sto diventando un vecchio brontolone. Sono trascorsi esattamente 1900 anni 6 mesi 22 giorni e 7 ore da quando l’ho soccorso nel bosco e portato a casa mia e quindi ci conosciamo talmente bene da non avere segreti l’uno per l’altro. Io so che è segretamente innamorato di Ballerina e lui conosce il motivo della mia tristezza: vivo nel cuore degli uomini un mese all’anno poi tutti si dimenticano di me. Ora però basta mugugni. Il lavoro mi aspetta; non vedo l’ora di provare la grande invenzione dell’elfo Albert: un motore che renderà la mia slitta ancora più veloce e aiuterà nel loro volo le mie povere vecchie renne. Si parte! Nonostante il cielo illuminato da miliardi di stelle Rudolph accende il suo rosso naso e si vola a una velocità pazzesca cantando a squarciagola e lasciando nelle case pacchi e pacchetti. In un batter d’occhio ho finito il giro, ma l’euforia dura poco perché durante il ritorno, dall’aggeggio magico esce una nuvola di fumo puzzolente, la slitta perde quota vertiginosamente e atterra, si fa per dire, sopra il tetto di una casupola spersa nel bosco; vengo catapultato dalla mia postazione e rotolo una, due, tre volte.

LA BEFANA

Finalmente la grande notte è terminata! Gli anni cominciano a farsi sentire. Ho assolutamente bisogno di un pediluvio ristoratore, poi sedia a dondolo, coperta e una bella dormita. Neanche il tempo di appisolarmi che un gran frastuono mi fa sobbalzare. Che ci fa Babbo Natale nel mio camino, ricoperto di fuliggine, col cappello calato sugli occhi, i pantaloni strappati, che impreca contro un tale Albert? Per un attimo ho temuto di aver esagerato col goccetto di grappa, sorseggiato piacevolmente prima di addormentarmi, ma quando si è rivolto a me con tono deciso chiedendomi di aiutarlo a uscire da quella scomoda situazione, ho realizzato che era tutto vero. Allora mi sono prodigata a farlo accomodare sul mio dondolo non prima di averlo ripulito ben bene con la scopa da quella polvere nera appiccicosa, poi gli ho risistemato il cappello nella sua posizione originale, gli ho aggiustato i pantaloni (in un primo momento si è rifiutato di toglierli, ma con determinata gentilezza l’ho convinto che sarebbe stato impossibile ricucirglieli addosso) e infine gli ho preparato un caffè forte a cui ho aggiunto un abbondante bicchierino di grappa, perché mi sembrava che la situazione la richiedesse e mezzo l’ho versato per me solo per fargli compagnia. Babbo Natale, tornato all’aspetto che mi è consono, mi racconta che la sua slitta motorizzata da certo elfo Albert, ha perso quota precipitando proprio sopra il tetto di casa mia dove, peraltro, ancora si trovava e lui era stato scaraventato nel mio camino. Mentre racconta mi accorgo quanto la sua voce calda e baritonale sia musica per le mie orecchie, i suoi occhi, che mai avrei pensato fossero azzurri, si piantano come due lame nei miei, tra la barba tornata perfettamente bianca, grazie al mio sapone fai da te, una bocca carnosa nasconde denti bianchissimi e mi perdo a guardare quello che si rivela un uomo bellissimo nonostante l’età e la cosa mi fa sentire un po’ strana, anzi molto strana: sono agitata, emozionata, anche un po’ sudata, mi pizzicano le dita dei piedi, mi bollono le orecchie. Che sia per il fatto che nessun uomo è mai entrato in casa mia? Sì, deve essere per forza così, ma quando con nonchalance avvicina la sua sedia alla mia e mi prende le mani tra le sue, che scopro incredibilmente morbide (quante sorprese riserva questo Babbo Natale!) e mi ringrazia dell’accoglienza, premura e gentilezza con cui l’ho trattato, il mio cuore batte all’impazzata, non ho più il controllo su me stessa e non so né cosa fare né cosa rispondergli. Gli sorrido? Gli sorrido e azzardo un impercettibile avvicinamento, poi chiudo gli occhi come in trance e precipito dentro questo sogno che ha del miracoloso. Ma…ma che succede? Babbo Natale mi sta baciando? NO, sto sognando! Maledetto quel vizietto del grappino con la scusa di scaldarmi!

BABBO NATALE

Perbacco, che sto facendo? Sto baciando la befana? Pare proprio di sì, accidenti! Quando mi ha guardato con quegli occhioni strabuzzanti, mi ha sorriso di un sorriso un po’ sdentato, ha sfregato sulla mia guancia, come per caso, il naso aquilino (sì, obiettivamente non è molto bella) una dolcezza infinita si è impadronita di me e non ho resistito. Lei merita tutto il mio amore perché il suo comportamento non è stato egoistico come quello degli uomini che da me pretendono regali, regali, e ancora regali, ma ha fatto quello che in tanti millenni nessuno si è mai sognato di fare: si è presa cura di me. Per questo continuerò a baciarla finché le stelle si spegneranno e il sole brillerà alto nel cielo. Baci, baci, baci, per l’eternità alla vecchietta più incredibile che abbia mai conosciuto. E se la nostra storia d’amore si verrà a sapere, qualcuno si scandalizzerà ma in molti gioiranno perché finalmente anche Babbo Natale ha vissuto una notte magica a cui ne seguiranno certamente tantissime altre.

LA BEFANA

Bab…bo Nat…ale fammi respirare un attimo, p..er cari…tà, non vor…rei m..orire proprio sul più bello!!!! (Ecco, l’ho detto)

Un provvidenziale inconveniente – Carla Radice (Lettera32 Il Blog)
Un provvidenziale inconveniente

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