di Chiara Ragaini
Quando arrivava la Pasqua il giardino di casa era in festa: il mandorlo sbocciava con i primi delicati fiori rosa e bianchi, la siepe si impreziosiva di nuove gemme, il prato si colorava di un verde più intenso. Gli ulivi che circondavano il laghetto venivano potati da mani esperte così assumevano un aspetto fine ed elegante. Anche la casa non sembrava più la stessa, ma diventava più ordinata e profumata. Il periodo pre-pasquale era dedicato fortemente alle pulizie. La prima cosa da fare era aprire persiane e finestre per fare entrare facilmente i raggi del sole nelle stanze, scaldarle e disperdere nell’aria tutti quei pulviscoli che si erano accumulati durante l’inverno.
Si procedeva spolverando mobili antichi e cambiando le soffici lenzuola, pulendo con detergenti profumati gli ampi pavimenti dalle macchie più nere e gli alti soffitti da ragni e ragnatele, lavando le lunghe e polverose tende, bagnando ed asciugando i vetri che diventavano splendenti come diamanti. Allora l’appartamento era pronto a ricevere la visita del giovane sacerdote indaffarato che passava a benedire ogni casa del paese prima del grande giorno. Noi bambini e le nostre mamme attendevamo impazienti questo momento perché era come accogliere Gesù in persona. Ci si riuniva per dire una breve preghiera tutti insieme, poi il sacerdote con l’aspersorio benediceva le stanze e soprattutto le persone affinché si preparassero degnamente alla Pasqua.
La vera celebrazione era però il giorno della Resurrezione di Gesù, quando il Figlio di Dio sconfiggeva la morte dopo una lunga agonia ed appariva prima alle donne e poi ai suoi discepoli. Le campane festanti richiamavano un nutrito numero di fedeli che partecipavano alla Santa Messa in modo silenzioso e composto. La celebrazione era animata da un coro polifonico diretto da un maestro severo e preciso che eseguiva canti liturgici gioiosi accompagnati dal vivace suono dell’organo, della chitarra e del sassofono ed allegri e sorridenti erano anche i piccoli chierichetti vestiti con paramenti bianchi. Alla fine avveniva anche la tradizionale benedizione delle uova.
Tornati a casa si pranzava insieme con il tipico menù pasquale: cappelletti in brodo, agnello ed erbe di campo. Che bello potersi dilungare fra i piaceri della tavola, godere di pietanze prelibate preparate con tanta maestria e ritrovarsi insieme a familiari che non si vedevano da tempo! Quanta allegria fra fratellini e cuginetti intenti a scambiarsi gli auguri e l’uovo di cioccolata con la sorpresa! Poi il pomeriggio l’aria primaverile con quel tiepido sole richiamava tutti a trascorrere qualche ora all’aperto.
Genitori e figli partivamo per fare una passeggiata in campagna. Percorrendo la strada soleggiata era possibile vedere gli alti germogli verdi dei campi di grano e una moltitudine candida di margherite abbellire i giardini delle case come fossero neve. La meta era la casa dei nonni. Andavamo insieme a trovarli perché alla loro veneranda età era più difficile uscire. Non vedevano l’ora di vederci soprattutto i nipoti più piccoli. Era la consuetudine di ogni anno passare il giorno di festa con loro. Nei giorni precedenti la Pasqua con i nostri genitori avevamo trascorso diverso tempo a dipingere le uova sode e a realizzare uova di plastica ripiene di cioccolatini a forma di ovetti e caramelle. Quel giorno gliele donavamo. La nonna ci offriva la tipica pizza di Pasqua da mangiare insieme a del formaggio, del salame e del prosciutto di casa. Il nonno insieme ai genitori aiutava ad apparecchiare una tavolata all’aperto. Era speciale quel tempo passato insieme: i nonni per qualche ora non si sentivano più soli, mentre noi tornavamo a casa arricchiti dai racconti e dai consigli delle loro esperienze di vita.
Ricordi di infanzia
Veramente Bellio .. mi ha fatto tornare bambina