di Roberta Braghelli
“Il cuore è una cosa stranissima… più lo allarghi, più ci metti dentro l’amore, più c’è spazio”.
Roberto Vecchioni mi fa piangere di getto appena lo ascolto, nell’intervista al giornalista e scrittore Massimo Gramellini. E’ vero quello che dice, ma a me trafigge l’intensità delle sue parole, quelle di un padre che ha perso il figlio.
Nel mio cuore, che cerco di allargare anch’io, sistemo i ricordi ogni giorno, per non perderli. Mi sento immersa in un flusso, una corrente che non si può fermare. Il tempo che scorre lo misuro con la fioritura degli alberi di ciliegio che preludono la primavera e l’arrivo della Pasqua. Torno a casa, passeggiando a piedi, il tragitto è breve dall’abitazione di mia madre alla mia. È domenica, ancora una volta.
Un vento, che promette silenzioso l’arrivo della stagione della rinascita, muove i rami degli alberi di ciliegio che incontro sul mio cammino e accarezza i piccoli petali dei fiori che ondeggiano, come giocando divertiti. Quand’è l’ultima volta che hai giocato con me, che mi hai accarezzato. La verità è che non me lo ricordo più, la verità è che i giorni trascorrono sgranandosi, come un filo di perle bianchissime. Il filo si allunga ad ogni perla. Poi, un giorno, il filo si spezza e tutte le perle scivolano via, cadono silenziose trascinando con loro frammenti di vita e di ricordi. Ma tu te la ricordi l’ultima Pasqua trascorsa insieme? Io non sono più sicura se dopo il lockdown ce ne sono state. Quel periodo infernale ci ha sottratto la possibilità di vivere insieme anticipando il tempo dell’assenza. Non c’eri ma sapevo che c’eri, potevo cercarti. Adesso non ci sei e vorrei tanto chiamarti. Scrivo di te per non dimenticare, per impormi di ricordare, per fare ancora più spazio nel mio cuore, perché tra tutto ciò che mi accade, tu sia sempre con me. Se il vento soffia più forte i teneri petali dei fiori di ciliegio devono aggrapparsi con più forza alla pianta, per non lasciarsi trascinare via, ma, quando la fioritura sarà giunta a compimento, si staccheranno e in un volo leggero cadranno danzando. Quel giorno ti sei staccato cadendo lontano da me. Eppure il vento non c’era. Tu sei stato il mio albero di ciliegio. Siamo cresciuti insieme, rinascendo ogni anno, Pasqua dopo Pasqua. Mi hai insegnato la forza, il coraggio. Mi hai lasciato in eredità le tue parole, il tuo dolore, il desiderio di riscatto: – “Bisogna andare avanti, non arrendersi” – mi ripetevi, anche quando sembrava che la tempesta volesse distruggermi, perché tu lo sapevi, con la saggezza millenaria dei contadini che conoscono la natura e le sue leggi: – “La primavera torna, torna sempre e si rinasce ogni volta, non temere”- .
Adesso sono io l’albero di ciliegio per i miei figli. Tocca a me fiorire. La Pasqua è vicina. Devo rinascere, come mi hai insegnato tu, più forte ogni anno.
Al mio cuore aggiungerò altre pareti perché la somma dei giorni che vivrò non cancelli quelli vissuti con te. Me lo ha insegnato Roberto, un padre che non sopravvive ma vive per il figlio scomparso.
Ogni Pasqua che arriverà mi allontanerà un pezzettino da te nel tempo ma tu ci sei e ci sarai nello spazio che avrò cura di lasciarti.
E’ Pasqua tra pochi giorni papà. Passerà in un lampo.
Torneremo insieme ad ammirare la fioritura dei ciliegi, un giorno.